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    10 de Mar, 2019

    Tornare a desiderare


      Una proposta di formazione per tenere acceso il sogno

     

    Se i tempi non richiedono la tua parte migliore, inventa altri tempi”. Un invito a riscoprire la  capacità di immaginare,  di lasciarsi attrarre dai  sogni, di proiettarsi in progetti che abbiano la forza di tirar fuori il meglio di noi. Una parola, quella di Stefano Benni, scrittore e giornalista italiano, che commenta in modo laico il titolo della prossima Sessione Internazionale delle Formatrici, “Formate da Gesù per dare piedi al sogno”.

    Di fatto, molte sono le tematiche in agenda per questa sessione di aggiornamento delle formatrici e revisione delle linee guida della formazione iniziale. La messa a confronto delle risposte all’indagine sulla formazione, condotta su un campione di oltre 50 formatrici e 70 giovani in formazione apre domande e opportunità incredibili, che saranno oggetto del confronto tra le formatrici. In alcuni casi i desideri di chi accompagna e di chi  è in formazione coincidono. Succede abbastanza spesso, per fortuna. In altri casi l’offerta formativa non coincide con la domanda, cioè con le aspettative delle nuove generazioni. È qui, che, con um po’ di coraggio, si aprono le occasioni migliori.

    Un aspetto formativo rilevante riguarda il discernimento e la disponibilità per la missione. Una dimensione che Sant’Ignazio vede fondata sul desiderio e mossa dall’attrazione di un magis. La parte migliore, appunto. In effetti vivere di desideri mette in circolo una sana inquietudine, una spinta ad una vita in uscita, alla ricerca di orizzonti e di futuro. Per questo, il motore del discernimento e dello slancio missionario ignaziano non possono che essere i desideri. Senza desideri, per Sant’Ignazio, ma prima di lui per la Sacra Scrittura, non c’è spazio perché Dio possa operare, perché Dio possa inviare in missione.

    Ma i desideri non sono un atto di volontà. Vengono suscitati in noi e noi siamo come chiamati da essi. Allora qual è la sfida formativa? Innanzitutto, quella di tenere più in conto che oggi chi bussa alla porta delle nostre comunità nei diversi continenti è figlio di uma sfidanti, per risvegliare il desiderio  di un magis. Perché il desiderio e l’orizzonte grande che porta con sé possono essere stimolati, possono essere educati.

    Nella formazione alla vita consacrata, il “personal trainer” è Gesù. È lui che fa scoprire la vertigine dell’amore incondizionato di Dio per ogni persona, è il suo sogno di annunciare questa buona notizia da un confine all’altro della terra che mette la vita in viaggio. Da questo sogno nasce “una comunità ad dispersionem aperta all’approfondimento del dono ricevuto, al cammino, alla precarietà, all’incontro”. (p. Gianfranco Matarazzo, Superiore della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti) Ecco disegnato il progetto di vita consacrata che la formazione iniziale può favorire.

    Ma se oggi venisse da te, da me, non Gesù, ne saremmo troppo intimidite, ma piuttosto il genio della lampada e ci dicesse: “dimmi un tuo desiderio e oggi io te lo esaudirò”. Noi consacrate, professe da diversi anni, che cosa chiederemmo?

    S. Mariaelena Aceti 

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