/it/conselho/588/ojovemaf-eodiscernimentovocacional
Congregação das Irmãs de São José de Chambéry | NOTIZIE

Choose your language:


  • NOTIZIE

    18 de Fev, 2019

    I giovani, la fede e il discernimento vocazionale


     È stato per me un privilegio, come membro della UISG, partecipare alla XV Assemblea ordinaria generale del Sinodo dei Vescovi, che si è svolto a Roma (Italia) dal 3 al 28 ottobre 2018, con l’obiettivo di prendersi cura e di accompagnare i giovani nel loro percorso di discernimento vocazionale in questo tempo di cambiamento epocale nella società e nella Chiesa.

     

    Gli organizzatori hanno considerato il discernimento uno strumento pastorale, capace di identificare percorsi da seguire per i giovani di oggi. Il discernimento non serve solo per aiutare i giovani a vedere più chiaramente il loro percorso, ma anche perché la Chiesa ascolti la propria realtà vista attraverso gli occhi della gioventù, così da poter scegliere di fare i cambiamenti necessari per abbracciare i giovani con le loro speranze, sogni e domande, permettendo loro di essere leader nella Chiesa.

     

     L’apprendimento della realtà dei giovani nella nostra Chiesa comporta un ascolto attento delle loro esperienze e la loro ricerca del modo migliore per seguire Gesù, il modo migliore per incontrare Dio. Era essenziale che i Cardinali, i Vescovi e tutti i partecipanti vedessero il contesto reale in cui vivono i giovani, non quello che presumibilmente pensiamo che sia la loro realtà. Questo è accaduto nella Sala del Sinodo, nei piccoli gruppi  di discussione, durante le pause e le uscite. Sono rimasta impressionata dal livello di apertura e accoglienza di tutti i partecipanti, ma soprattutto dei cardinali e dei vescovi, che hanno davvero provato ad ascoltarsi l’un l’altro e i giovani, consentendo ai giovani di rispondere o reagire a modo loro, inclusi gli applausi nella Sala del Sinodo, quando hanno ascoltato quello che consideravano presentazioni piene di speranza.

     

    Alcuni dei giovani partecipanti al Sinodo e coloro che sono stati presenti agli incontri pre-sinodali, non sempre si sono sentiti a casa o ben accolti nella nostra Chiesa. Mentre molti sono stati coinvolti in tanti modi con la Chiesa, spesso come persone impegnate con i giovani o come direttori diocesani di pastorale giovanile, altri sono stati meno coinvolti. Una giovane, cresciuta come cattolica, si è definita atea, una che sta cercando. I giovani hanno chiesto di essere ascoltati, ascoltati in modo diverso senza giudicarli e ascoltare in libertà, disposti a dialogare con loro. Vogliono che passiamo del tempo con loro e confidano che non sono troppo giovani per essere responsabili o per essere leader all’interno della nostra Chiesa. I giovani sono pieni di passione, con varie esperienze di vita, alcune molto dure e dolorose, come vivere quotidianamente con la  

    guerra in Iraq, essere senza casa, avere genitori che abusano. Tutti hanno sete di approfondire la loro fede, di sapere di più su Dio e di essere più coinvolti nella Chiesa. Da noi si aspettano rispetto, accettazione, trasparenza, autenticità, tempo con loro, spazi in cui possono radunarsi e condividere la nostra vulnerabilità con loro, così come essi condividono la loro con noi.

     

    Vogliono che tutto il popolo di Dio sia il benvenuto nelle nostre Chiese, indipendentemente dal genere, dall’orientamento sessuale, dalla razza, dalla condizione economica. I giovani ci offrono una grande generosità, la passione per Dio, il servizio ai più poveri, l’energia per vivere i sogni e per sostenere la Chiesa nella buona e nella cattiva sorte. In effetti, uno degli ultimi giorni, quando venivano offerti al Papa alcuni piccoli doni, uno ha detto: “Sosterremo sempre te e la nostra Chiesa nei bei tempi e nei brutti tempi”. È stato un momento molto toccante e un appello per ciascuno di noi.

     

    S. Sally Hodgdon

    Galeria de Imagens:




    Invia il tuo commento!




    Condividi questa notizia:

    I campi compilati con sono obbligatori